martedì 14 ottobre 2014

EJA EJA alla cremasca!

HMARCIARE PER NON MARCIRE.
questo d'evessere lo slogan dell'amministrazione BONALDI, la più "fascista" che si è mai insediata in palazzo comunale da sempre, finanche durante il secondo ventennio dello scorso secolo.
L'amministrazione TIRA DRITTO e SE NE FREGA!
Prende decisioni d'imperio e prima o poi leggeremo su una delle veline che pubblicano all'unisono i giornali locali: "Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili."
Senza guardare in faccia a nessuno, l'amministrazione in questi quasi tre anni di dittatura ha spadroneggiato in lungo e in largo, l'azione squadrista si è dimostrata tale in occasione del mancato confronto per il plateatico di piazza Duomo come in occasione del suo arredamento, posato con un colpo di mano mattutino.
Le squadracce hanno imbrattato i muri della città con manifesti e gigantografie di amici degli amici, poi non soddisfatti a distanza di tempo, son tornati ad imbrattar con la vernice.
Sventolando la bandiera dell'AUTARCHIA hanno respinto il nemico " Scendendo in campo contro le forze plutocratiche e reazionarie provinciali che, in ogni tempo, hanno ostacolato e spesso insidiato l'esistenza medesima dell'autonomia cittadina", i nostri hanno prima rifiutato il tribunale (perché da noi non serve, non ci sono reati, e nel caso, eventuali colpevoli saranno giudicati da tribunali del popolo secondo le leggi della saharia), poi hanno bloccato l'espansione coloniale che ci minacciava con la costruzione di un campus scolastico.
In un ipotetico discorso dal balcone di piazza Duomo avremmo sicuramente udito "l'ultimo lustro della storia più recente si può riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio delle società petrolifere", ma l'amministrazione ha la coscienza tranquilla,  e ha ripristinato quello che è un dovere, servire il popolo ed agevolarlo con prezzi concorrenziali sugli idrocarburi.
Infine: un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia! Per questo motivo si appresta a concedere la variante al PGT per la costruzione della "casa del culto".
Ma TIRA DRITTO anche sulla questione "sport" la dittatura ha voluto l'antico blasone cannibale, e grazie al patto d'acciaio di antica memoria ha prima convinto la costruzione della squadra, poi ha affidato ai costruttori i campi da rendere fecondi e produttivi!
Sono state strappati gli accordi di sudditanza per tutte le strutture cittadine e affidate alle schiere delle società cittadine che ne valorizzeranno le opere.
La stampa è allineata, nessun giornalaio canta fuori dal coro, il minculpop svolge egregiamente il sul lavoro, soldi ben spesi. Restano solo da spezzare le reni a pochi reazionari che reman contro.
Ed infine, dal fianco dei fedelissimi si inneggia finalmente alla rivolta contro i popoli nordici che affamano lo straniero.
I presidi degli amici Bolognesi si sono già mossi per la salvaguardia del diritto.



martedì 7 ottobre 2014

SCONTRI ANTI-MOSCHEA (cronaca surreale dell'assedio al Palazzo)

DUE PESI E DUE MISURE

La contrapposizione di questi giorni sul tema Moschea o Mussala o chiamatela poi come volete, mi ha fatto riflettere, mi ha fatto pensare e volontariamente porre un quesito provocatorio.

E se si usasse lo stesso peso e la stessa misura?

E se i contrari si cominciassero a comportare come fanno solitamente quelli che oggi sono d’accordo?

La mia vuole essere una provocazione e non un’istigazione, oggi più che mai è indispensabile non solo sottintenderlo ma anche rimarcalo perché la solita difficoltà a far comprendere le cose a molta gente, in questo periodo si potrebbe tradurre in una visita al commissariato.

 
 
NO-MOSCHEA!     NO ISLAM!      ORA E SEMPRE RESISTENZA!     

NO PASARAN!      1-10-100 SAN PIETRO!

Questi sono gli slogan che i manifestanti accampati al “campo base” presso i “giardini Chiappa” usano all’assedio al palazzo del potere. 

La sera nel bivacco del parco non troviamo canne e birre, ma salamelle, costine con le verze e il famoso “sampét da roi” con del vino bianco (perché quello rosso è bandito) della franciacorta.

I manifestanti tengono in scacco il palazzo, impedendo finanche al sindaco di fare la consueta corsa mattutina. 

Il lancio, non dei sampietrini ma, delle salcicce contro le vetrate del comune ha allertato le forze dell’ordine che sono state costrette a richiedere rinforzi,  da Milano sono arrivati in città circa cento agenti dei reparti mobili in assetto antisommossa. 

Dal tribunale di Torino sono stati distaccati due magistrati che forti dell’esperienza ai cantieri dell’alta velocità sono pronti ad intervenire in flagranza di reato. 

Intanto dei consiglieri di minoranza organizzano delle cene-colletta per aiutare i manifestanti e per coprire le spese legali di alcuni ragazzi che sono stati fermati mentre compivano raid dimostrativi verso i commercianti della zona, imbrattando le saracinesche e rompendo qualche vetrina. Prese d’assalto anche le vetrate delle banche.

 

La situazione è tesa, il sindaco e il consiglio comunale sono barricati all’interno del palazzo ed emettono comunicati stampa ogni dodici minuti, mentre fanno partire querele e denunce ogni sette minuti e ventisei secondi.
 
I manifestanti aumentano ed alla protesta anti moschea si sono uniti anche i benzinai e alcuni commercianti del centro storico infastiditi dalle recenti regalie al colosso del consumismo imperialista emilianoromagnolo. 
Dalle vicine campagne si stanno organizzando trasporti di maiali da portare in piazza e sui terreni di ombriano con lo scopo di dissacrare gli stessi e renderli sgraditi alla comunità islamica. 

Un consigliere leghista nel frattempo tuona alla rivoluzione armata e sta cercando di organizzare squadre di scavatori armati di pala e piccone per staccare la “Padania” dall’Emilia Romagna. 

 

Questo è uno stupido racconto ma vorrei far riflettere sulle analogie di comportamento (anche se esasperato) di alcune frange politiche davanti a richieste non condivise, oltre al fatto che le stesse prendono posizioni diametralmente opposte quando VOGLIONO far condividere la proprie decisioni.

A Crema fino ad ora si è assistito ad un corretto e composto “sollevar di voci”, purtroppo alcune ultimamente fuori dal coro, ma nulla di più. Si è cercato di chiedere dialogo e confronto, su un tema che non è di vitale importanza o di strategia economica mondiale ma che tocca per molti versi molti cittadini.

Oggi a Crema vive una comunità islamica numerosa che non è mai stata bersaglio della maggioranza di diversa religinoe della cittadinanza, vive una comunità che in molti casi ha beneficiato dell’accoglienza e del buon cuore della comunità cittadina che si è sobbarcata l’onere con le dotazioni del welfare locale.

Non ci si nasconda dietro diritti costituzionali, perché purtroppo i mussulmani non possono beneficiare di diritti in quanto non hanno mai voluto ratificare gli accordi con lo Stato Italiano a causa di loro problemi nell’identificare una figura univoca che possa siglarli a nome di tutta la comunità, ma non per questo lo Stato o la cittadinanza brucia moschee, sgozza infedeli o rapisce gli islamici.

Non ci si nasconda dietro le accuse di razzismo, perché in città nessuno ha mai contrastato la comunità che vive e prega in via Mazzini,

 

La riflessione sul tema è quindi necessaria, ma soprattutto è necessario pensare che l’attuale amministrazione non ha ricevuto un mandato popolare al riguardo, perseverare in tal senso sarebbe unicamente per un capriccio personale di un individuo o di un gruppo di persone arroganti e irrispettose.